Albe ed addii..

Pulire maniacalmente il tutto, riporre nella borsa corpi macchina, obiettivi, accessori. Curare ogni piccolo dettaglio il giorno prima della partenza sono gesti rituali che mancavano alla mia quotidianità come l’aria.
Hanno il sapore di una vittoria, contro questo mostro invisibile che sta logorando pian piano la nostra vita, le nostre abitudini acquisite giorno per giorno.
Si dorme poco, l’emozione è tantissima, gli occhi si aprono prima che suoni la sveglia. I gesti sono rapidi per vestirsi, lavarsi, indossare “l’abbigliamento da lavoro” che è stato chiuso nei cassetti per troppo tempo.
La morbide luci dell’alba accompagnano i primi km del primo viaggio della stagione e man mano che ci sia avvicina al mare il sole è sempre più presente.
Una palla incandescente pian piano affiora dall’orizzonte fino a stagliarsi rossa, calda sul pelo dell’acqua. A volte è coperta dagli alberi, dai palazzi, dai rail alti dei ponti ma la sua luce irradia e colora tutto intorno con delle tonalità che mi fanno sentire a casa anche se sono dentro una macchina, circondato da altre macchine.
La strada scorre, tra lavori, rallentamenti, cambi di corsia, camion che sbandano, automobilisti distratti.
Veloce, ma non troppo, la voglia di arrivare è tanta.
Entro in autodromo.
I camion, le macchine, i box semi aperti che lasciano intravedere alettoni, scarichi, pile di gomme.
E’ presto, forse un pò troppo, le gare alla fine iniziano tra quattro ore ma non volevo perdermi nemmeno un attimo di questa ripartenza, il paddock che si anima, le macchine che pian piano arrivano e si sistemano. È stato come assistere ad una seconda alba, ma questa vi assicuro è stata più bella.
Il caldo è torrido, il sole picchia tanto, non tutti hanno le mascherine ma si fa fatica a respirare anche senza. I saluti sono timidi ma sinceri, chi da il gomito, chi la mano e chi si lascia andare ad un abbraccio fuorilegge, ma i mesi sono stati tanti e la lontananza si è fatta sentire.
E’ il momento, si comincia.
Mi avvio verso la pista mentre lascio alle mie spalle il rombo dei primi motori. Cammino con la testa bassa per evitare che il sole mi bruci dentro agli occhi perché è forte, intenso, bollente.
Eccole finalmente, le prime auto, mi sfrecciano dietro e poi davanti in una danza di cambi di direzione, scalate, accelerazioni. La ruggine dei mesi di fermo forzato cade a grandi tocchi e tutta la competizione si accende, diventa più “cattiva”, più grintosa e nervosa.
Scatto, anche io devo prendere confidenza col mezzo, iniziamo con le foto classiche, più avanti mi concederò qualcosa di più particolare.
Va tutto avanti liscio, con qualche rottura dovuta al caldo infernale.
Poi una notizia strana. La richiesta di un’ambulanza, notizie e comunicazioni radio confuse, che si sovrappongono al fermo di altre vetture sul percorso.
Ora è tutto tremendamente chiaro. Rimetto le reflex in spalla e corro al paddock, le partenze sono ferme ma poco mi importa, non è quello il momento di fotografare.
Attimi di apprensione, di occhi rossi, di silenzio in attesa di sapere. È tutto così surreale.
Cammino per il paddock rovente, tolgo la mascherina, manca davvero l’aria, faccio pochi sorsi d’acqua ormai calda e aspetto.
Aspetto.
Fino a che non arriva la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire.
Crolla tutto. Un macigno si schianta sulle spalle di tutti.
Tutte le persone che prima sorridevano e scherzavano ora camminano curve spente, a sostenere un peso che lacera il cuore.
Le lacrime di molti sbucano dagli occhiali da sole e vanno ad bagnare le mascherine. Ci si guarda, si abbozza un cenno col viso come a far coraggio al silenzioso interlocutore.
Ma la gara continua, perché probabilmente lui avrebbe voluto così, le idee sono in disaccordo ma almeno in questo caso si deve andare avanti, per rispetto della sua memoria e per rispetto dell’amore che ha sempre dimostrato per le gare, le auto, quell’autodromo, il SUO autodromo e per quella gente, la SUA gente.
Cerco di continuare a fotografare ma la mente è impegnata a realizzare se tutto quello che è successo è vero, non è facile. Cammino sotto al sole, respiro e penso.

Penso che abbiamo parlato fino a pochi giorni prima, eri entusiasta dell’ ultimo arrivo nel motorsport ascolano, penso che ti sei messo subito a disposizione con tutto l’entusiasmo che avevi dentro.
Penso alla persona che eri, alle tue oltre 900 gare e all’umiltà che dimostravi con gli altri. Penso a quante persone hai “battezzato” nel mondo delle corse, a quante persone hai aiutato, a quanti hai dispensato consigli fraterni senza mai vantarti della tua infinita esperienza. Penso a come ti brillavano gli occhi quando vedevi una macchina su un carrello, come se avessi scoperto di avere un nuovo fratello con cui condividere tutto.
Una passione così credo di averla vista poche volte nella mia vita e l’anima, il vero spirito delle corse di un tempo, quelle di cui sei stato grande protagonista ed interprete, si riflettevano nel tue essere, nell’educazione, nella signorilità e nell’estrema bontà d’animo.
Hai lasciato la vita terrena nell’autodromo che amavi, appena sceso dalla macchina che amavi nel giorno della TUA Coppa Teodori, circondato da quella che era la tua “famiglia”.
Chi se ne va lo fa sempre dando le spalle alle persone che rimangono e voglio onorare la tua memoria con una foto che ritrae te e la tua 33 proprio di spalle, mentre percorrevi le ultime curve, gli ultimi metri.

Ti auguro di percorrere altre strade con il casco in testa e stretto nelle cinte, ti auguro altre 900 e più gare, ti auguro di avere ancora tante persone a cui insegnare non solo la tecnica ma la passione, quella VERA!!!

Fa buon viaggio Avvocà..

2 commenti
  1. Lelli Michele
    Lelli Michele dice:

    …. Pilota per sempre…… E tu Gianluca come già detto… Ormai vai oltre la fotografia….. Ormai trasmetti emozioni
    … Emozioni di quei momenti concitati che purtroppo abbiamo vissuto insieme

    Rispondi

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