I sogni non hanno età
Le luci dei riflettori che illuminano il nostro mondo sono sempre, giustamente, puntati su campioni già affermati, che si sfidano a suon di record e prestazioni incredibili. Ma nelle nostre salite c’è un microcosmo fatto di piccoli sognatori, di passionali, di gente verace.
Questa è la storia di un uomo, che ha fatto delle salite la sua passione, il suo sogno e qualche giorno fa il suo piccolo grande traguardo.
Per noi ascolani esisteva ed esiste il mito della Coppa Teodori, un nastro d’asfalto insidioso che dalla nostra Ascoli si arrampicava su per il Colle San Marco, chilometri che dal 1962 hanno segnato la storia motoristica di una città, di una comunità e di tanti appassionati veri che hanno visto sfidarsi i campioni di questa meravigliosa disciplina, grandi fuoriclasse che hanno infiammato le salite di tutta Europa. E per molti i sogni sono iniziati li, seduti sull’erba umida di prima mattina, con il panino e la bibita spesso scaldata dal sole a fare da compagna.
Il sogno, lo scorso weekend qualcuno è riuscito a realizzarlo, non più un ragazzino ma con la stessa voglia, la stessa passione di un adolescente.
Tutto è partito da un’idea folle che ha scatenato tutto quello che ormai i “veterani” conoscono bene: la scelta della macchina, l’abbigliamento, gare da pianificare e da far rientrare in un budget sempre difficile da racimolare. Poi, con i campionati alle porte, il fermo totale per colpa del Covid e le immancabili insicurezze su una stagione che è ripartita si, ma con tante difficoltà e perplessità. Ma finalmente QUEL weekend arriva, il primo “dall’altra parte della barricata”, via panino e bibita e finalmente su casco e tuta.
Un venerdì frenetico, dove per molti versi il nostro protagonista è anche spaesato, tra un paddock da vivere in prima persona, le verifiche, sportive e tecniche, le prove del percorso, semplice da memorizzare ma difficile da interpretare per chi è un novizio. “Qui si taglia, qui si entra, qui si scala marcia… ma sarà così?” lo studio è frenetico, il caldo, il traffico e il poco tempo non aiutano. Una cena veloce, divorando un pasto con gli occhi persi a ripassare centimetro per centimetro quei 4 km. Si dorme, poco, il pensiero è fisso alla mattina dopo. Sveglia presto, un veloce ripasso al percorso e poi via, si deve pensare agli ultimi dettagli della macchina, a fare un controllo di quello che era già in ordine ma che deve essere rivisto per avere maggiore sicurezza e fiducia.
E’ il momento… la zip del borsone si apre veloce e saltano fuori tutti i pezzi dell’abbigliamento da gara, che con quel caldo possono sembrare letali ma che in realtà pesano poco, sono leggeri come piuma. Si sale, sia accende il motore. La cilindrata è piccola ma l’emozione amplifica il tutto e sembra essere dentro un aereo finchè non arriva la chiamata per l’allineamento. Forse non ci si rende contro di tutto finchè non ci si trova incolonnati a pochi metri dalla partenza, in una realtà quasi ovattata, in mezzo ad altri piloti che sembrano molto a loro agio in questa situazione che invece è elettrizzante, nuova. Dalla partenza le macchine rombano una per una allontanandosi dalla linea bianca. Il nostro protagonista vede sempre più da vicino la sua prima partenza. Dal casco che stringe la testa e i pensieri un ultimo saluto a chi lo ha accompagnato in questa sua prima avventura.
-15
-10
-5…. il motore sale di giri e si parte…
Prima, seconda, leggera piega destra, terza, stacca ed entra alla sinistra dei sette camini, una S quasi dritta, quarta e via verso la staccata del Bottaccione. Tutto ciò che era stato provato il giorno prima ora deve trasformarsi in prestazione, in un tempo che il cronometro rivelerà una volta in cima. Il motore sale di giri di pari passo con il cuore che aumenta i suoi battiti.
Le manche di prove e gara scivolano veloci, la sicurezza alla guida diventa una certezza e i rilievi cronometrici scendono, costantemente ad ogni traguardo tagliato.
Gara 2: ultimi metri.. punta il rail, terza, entra sulla destra tenendo al rail, seconda, tornante sinistro, gas, tornante destro, gas, tornante sinistro e giù il pedale finchè la prima vera, definitiva bandiera a scacchi non sventola davanti al leoncino stampato sul muso. Un urlo liberatorio, due pugni al volante, l’emozione sale e una volta tolto il casco qualche lacrima scende. Il parco chiuso è un intenso vociare, ridere e discutere ma lui rimane li, in disparte, a godersi il suo momento e a guardare perso l’auto che gli ha permesso tutto ciò, quasi come un innamorato guarda la sua donna.
Le nostre salite hanno bisogno anche di questi eroi, che non hanno i riflettori puntati ma che danno al nostro mondo quel sapore di vita, di semplicità, che rendono il nostro ambiente il più bello, umano ed intimo del motorsport. I sogni non hanno età e quel ragazzino che immaginava di essere i pista con i nostri idoli ce lo ha insegnato con la forza e la bellezza di una passione, vera e pura.
Questa è una dedica speciale che va alla persona che mi ha fatto conoscere la vera anima delle cronoscalate, la vera passione e mi ha permesso di far diventare tutto ciò il mio lavoro ed un vero stile di vita.